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...siamo arrivati in Brasile nell'ottobre 2007, famiglia numerosa perche' abbiamo quattro figli, l'ultima nata qui in Sao Paulo; innamorati a tal punto di questo paese che non vorremmo mai piu' lasciarlo abbiamo pensato di trasmettere le nostre esperienze anche a voi...

giovedì 18 marzo 2010

Favela - L´origine di questo termine


Favela - l'origine di questo termine, pochissimi brasiliani lo sanno, ancora meno forse noi stranieri.

Le favelas, in Brasile, sono sempre state sinonimo di esclusione sociale. Generalmente si chiama favela un agglomerato composto da abitazioni precarie e ammassate in cui dimora la parte di popolazione urbana a basso reddito. La parola favela trova origine in una pianta tipica della caatinga (savana) del nordest del Brasile che provoca orticaria e prurito alla pelle di chi la tocca. Una delle regioni dove questa pianta è più diffusa è intorno alla località di Canudos(1), nello stato di Bahia, dove si concentrò la resistenza del gruppo di Antonio Conselheiro contro le truppe governative alla fine del secolo XIX. Diversi soldati appartenenti a queste truppe tornarono a Rio de Janeiro presentando macchie sul corpo provocate da queste piante.
Moti di questi ex combattenti, che ricevettero il nomignolo di favelados, finirono per abitare su
una collina del centro antico di Rio de Janeiro, aspettando un aiuto del governo che non arrivò mai. Più tardi, questa collina fu ribattezzata collina della Provvidenza, e il nome della pianta, favela, finì per designare qualsiasi agglomerato di baracche che sorgesse nei grandi centri, prima sulle colline di Rio e successivamente delle altre grandi città brasiliane, che ancora oggi crescono in ritmo frenetico e disorganizzato.

(1) Alla fine del XIX secolo, dei contadini senza terra e degli schiavi anziani, guidati da Antônio Conselheiro fondarono la città di Canudos, nell’interno del sertâo nello stato di Bahia. L’armata federale non è riuscita a domare questo movimento, movimento con caratteri separatisti, millenaristi e mistici nonostante tre spedizioni nel 1897. La storia di questo episodio è stato scritto da Euclides da Cunha nel Os Sertôes, Terra de Canudos, un classico della letteratura brasiliana. Mario Vargas Llosa ne trasse una versione epica ne La guerra del fin del mundo.

San Paolo - città eclettica











San Paolo non è New York e neppure Tokyo, ma possiede qualcosa che non avevamo mai percepito fino a quando non siamo venuti ad abitare. Capitale cosmopolita è la quarta città per grandezza nel mondo (ma considerando le favelas è forse la prima) e la seconda in America Latina - solo la Città´ del Messico ed in competizione (triste competizione direi) con Buenos Aires.
San Paolo è un esempio di prosperità, con i suoi 17 milioni di abitanti che affollano le trafficatissime strade, i grattacieli, i giardini botanici e i sobborghi industrializzati. Una città brulicante di attività lavorative durante il giorno e animatissima di notte, caratteristica che la rende simile ad altre metropoli a noi più vicine come Milano.
Fondata nel 1554, dai missionari gesuiti Manuel da Nóbrega e José de Anchieta, ed ampliata da gruppi di esploratori in cerca di metalli e pietre preziose, San Paolo è oggi un vero punto di riferimento economico e culturale per tutto il Brasile. Nel diciannovesimo secolo, la cultura del caffè raggiunse il suo culmine, con l' arrivo di numerosissimi emigranti dal Portogallo, Spagna, Italia, Russia, Armenia ed Asia e San Paolo fu soggetta ad una rapida espansione urbana. Lo sviluppo, che continua ininterrotto ancora oggi con un ritmo tra i più alti del mondo, ha fatto di San Paolo, città urbanisticamente modernissima, simile alle metropoli nordamericane, non solo il primo centro industriale del Paese, ma anche un centro commerciale e finanziario di primaria importanza. Le più' importanti industrie hanno sede qui o comunque a poca distanza dalla città´. Ci si trovano infatti industrie siderurgiche, meccaniche, tessili, alimentari, dei pellami, delle calzature, del tabacco, della gomma, chimiche, farmaceutiche, cartarie ecc.
“Sampa”, così è chiamata dai suoi abitanti, è la più multietnica delle città brasiliane in quanto meta privilegiata di molti immigranti in cerca di fortuna. Qui si trovano immigranti giunti da tutto il Brasile (Il caso più´ conosciuto e´ proprio quello del Presidente Lula) e da tutte le parti del mondo e tutte le religioni. Sono italiani, giapponesi, arabi, portoghesi, spagnoli, tedeschi e libanesi, che hanno contribuito ad aggiungere colore e sapore al mix di culture che si respira a San Paolo. Molti vivono ancora nelle loro comunità di origine per mantenere la loro cultura e le loro tradizioni. Gente di tutte le origini convivono in perfetta armonia.
La cultura è uno dei capisaldi della città che vive di musica, arte, teatro e università, una delle più importanti ed antiche di tutto il Sud America. Ci sono soltanto nella capitale dello stato di San Paolo, quasi 400 sale di spettacoli (300 cinema e 100 teatri), una decina di centri culturali, 70 musei, e diversi edifici storici.
Un´altra caratteristica di San Paolo è il coltivo della buona tavola, che risente degli influssi multietnici della propria popolazione divenendo lo specchio della cultura di un popolo. Non a caso la città nel 1997 fu insignita del riconoscimento internazionale di “Capitale Mondiale della Gastronomia”. Si può scegliere tra ristoranti giapponesi, italiani e di altre cucine oppure optare per le più tradizionali “churrascarie” dove gustare carne allo spiedo, alla griglia o sui carboni. La Regina dei piatti è sicuramente la “feijoada” (mercoledì e sabato i giorni tipici per mangiarla), pietanza molto saporita e calorica a base di carne di maiale e fagioli neri.
San Paolo è anche una città di estremi. Possiede la terza flotta di elicotteri al mondo, dopo New York e Tokyo: 424 apparecchi che sorvolano continuamente la città più popolosa del Paese, dove oltre mezzo milione di famiglie non dispone neppure di un alloggio degno di questo nome. Ci sono quartieri favela enormi, meno visibili rispetto a Rio perché' non posizionati su colline (i morros) ma comunque visibili appena usciti dal centro. Le dimensioni di queste favelas si percepiscono molto bene sorvolando la città´, fa impressione. Città´ di grandi opportunità´ ma spietata se si precipita... tante le persone che dormono nelle strade del centro sotto cartoni, non debellato il problema dei meninos de rua. A San Paolo per molti la vita e´ difficile ma spesso si sfugge alla miseria e alla mancanza di opportunità´ di altre regioni ¨sfigate¨ del paese. Non esiste miglior città di San Paolo per spiegare com'è fatto il Brasile.
Finisco questo post com uno slogan che definisce in maniera perfetta il ritmo instancabile di questa città: "San Paolo non si può fermare". E' proprio così. Il Paulista ha assimilato bene questo modo di essere e lo segue alla lettera per non perdersi nemmeno una sfumatura di questa eclettica città, di questa grande città.

venerdì 12 marzo 2010

L'AMORE...

...parola dal significato straordinario, ti puo' far toccare il cielo con le dita o farti cadere in una oscura sofferenza. Difficile da incontrare, faticoso da coltivare, e' comunque il sentimento piu' forte che esista al mondo, senza di lui saremmo solo anime perse...io l'amore lo colgo tutti i giorni dagli abbracci dei miei figli e lo vivo ogni istante della mia giornata da quando mi sveglio accanto al mio grande amore a quando vado a coricarmi la notte tra le sue passionali braccia...per poterlo sognare.

venerdì 5 marzo 2010

La vita dei bambini nelle favelas





Di solito, quando si parla dei bambini delle favelas, si pensa ai bambini di strada. Nei grandi centri urbani del Brasile, come Rio de Janeiro, São Paulo, Salvador e Fortaleza ci sono anche i bambini di strada, meninos/meninas de rua, ma non vivono nelle favelas, sono bambini abbandonati, senza casa che vivono nelle parti urbanizzate di queste grandi città, che escogitano stratagemmi per sopravvivere e sniffano colla per allontanare la fame.
Oppure i bambini delle favelas sono spesso associati al fenomeno della prostituzione minorile. Certamente anche a Rio, Salvador e Fortaleza la piaga della prostituzione minorile è presente, ma non nelle favelas, bensì nelle zone turistiche, quali il lungo mare di Copacabana, e le orle marittime di Salvador e Fortaleza.
I bambini del morro, cioè i bambini delle favelas - in quanto le favelas sono per la maggior parte costruite sulle colline, morro - vivono un altro dramma, sconosciuto al mondo occidentale e alla stampa internazionale e trascurato dal governo sia federale che regionale. Si tratta del coinvolgimento dei bambini nelle guerre per il controllo territoriale del traffico della droga conteso tra le diverse fazioni, quali il Comando Vermelho, Terceiro Comando e Amigos dos Amigos.
Stiamo parlando di migliaia di bambini coinvolti in qualità di: soldado, olheiro (osservatori/guardiani), fogueteiro (sentinelle), mensageiro, vapor (venditori) e perfino donos de boca (capi banda).
È sconcertante notare come a poche centinaia di metri dai quartieri benestanti di queste grandi città, esista un altro mondo, dove gli adolescenti fanno la guerra con kalasnikov e bazooka. Due mondi che si sfiorano ma radicalmente diversi. Due realtà che si mischiano solamente, quando la ricca borghesia si avventura nelle favelas per comprare una dose di “vita artificiale”: cocaína, marijuana e crack, la più devastante delle droghe, dietro il cui commercio si cela una guerra che dal 1987 a oggi ha sottratto la vita a piu di 5.000 bambini. È una guerra giornaliera combattuta dagli adolescenti che uccide piú bambini di quelli che muoiono nella maggior parte dei conflitti riportati nei notiziari televisivi; vittime delle guerre tra i vari commando della droga o con la polizia; uccisi per non avere rispettano gli ordini dei loro superiori, e in molti casi vittime innocenti colpite a morte da pallottole di rimbalzo o ammazzati durante le incursioni e le esecuzioni sommarie della polizia. È importante dire che i bambini che crescono nella situazione di povertà delle favelas, hanno accesso a una istruzione e assistenza sociale di dubbia qualità, a limitatissime opportunità professionali, vivono in situazioni familiari difficilissime e soprattutto mancano loro modelli positivi. Un elevato numero di questi adolescenti - cresciuto senza la figura del padre, o perchè il padre è in prigione o in quanto figli di ragazze madri. Nella maggior parte dei casi, la ragione per la quale si decide di essere coinvolti nel traffico della droga è dovuta alla mancanza di alternative. Queste bambini non sono obbligati, accettano e cercano di essere coinvolti perchè non dispongono di altre opportunità professionali,di sviluppo sociale e di modelli da seguire. Sono i donos de boca (manager locali del traffico della droga) che si fanno da esempio. Lavorare per loro vuol dire guadagnare facilmente e avere un arma in mano quello che basta per ottenere il rispetto di tutta la comunità. È importante far notare che i donos hanno anche un importantissimo ruolo nella favela nell´assicurare ordine e sicurezza. Nelle favelas, infatti, stupri e furti sono quasi inesistenti, grazie all´ordine garantito dai donos, in quanto rappresenterebbero un disturbo ai loro traffici. Allo stesso tempo sostengono anche
la vita sociale delle loro comunità organizzando feste ed eventi goliardici.
Tutto questo in cambio del loro silenzio. Essere coinvolti è semplice, incomincia con una offerta del tipo “ti do venti dollari (40 reais) se porti questa busta a quella persona laggiù”, oppure “ti do venti dollari se controlli se arrivano dei poliziotti e nel caso in cui li vedi arrivare, fai partire un fuoco d´artificio”. Si inizia a lavorare come olheiro o fogueteiro (sentinelle), in seguito si diventa soldado e in alcuni casi si può diventare addirittura dono. Si guadagna bene, permettendo non solo di sfamare le loro famiglie ma anche di poter comprare le « nike » e impressionare le ragazze quando si va ai baile funk. È drammatico sapere che tanti di questi ragazzi non vogliono lasciare il proprio « lavoro ». Un elevatissimo numero di adolescenti si trova ad avere già due bambini con due ragazze diverse. In alcuni casi concepiti “giocando al trenino” tanto di moda durante i baile funk, dove rapporti sessuali senza protezioni, si alternano alle danze e alle canzoni che invitano a stupri e lotte mortali.
Trasmesso recentemente alla televisione cidade de deus,il film Cidade de Deus, tratta proprio di questa problematica - i bambini coinvolti nella violenza armata organizzata. Cidade de Deus, prende il nome da una delle favelas di Rio e, a detta degli stessi bambini delle favelas, descrive in modo estremamente realistico la vita di questi ragazzi, il commercio della droga, la corruzione generalizzata della polizia, le esecuzioni sommarie, i combattimenti, la mancanza di alternative, e il rapporto particolare con la morte. E come già detto, il rischio di morire per questi bambini è altissimo. Ho saputo recentemente che questa problematica fortunatamente non è stata dimenticata dalle organizzazioni non governative, in particolare dall´organizzazione Viva Rio, che da diversi anni lavora con questi bambini com l´obbiettivo di trovare delle iniziative e misure per migliorare la protezione di bambini coinvolti in questa piaga.
Al fine di arginare il fenomeno, occorre proprio offrire ai bambini delle favelas un modello di vita e opzioni professionali alternative per farli uscire dal rischio di cadere nel traffico mortale della droga. Per ultimo, il mio desiderio è che questi bambini non fossero dimenticati dall´abbraccio che la famosa statua del Cristo Redentore costruito sulla cima del Corcovado regala a tutta la città di Rio e a tutto il Brasile.