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...siamo arrivati in Brasile nell'ottobre 2007, famiglia numerosa perche' abbiamo quattro figli, l'ultima nata qui in Sao Paulo; innamorati a tal punto di questo paese che non vorremmo mai piu' lasciarlo abbiamo pensato di trasmettere le nostre esperienze anche a voi...

giovedì 25 febbraio 2010















Il caos nelle Favelas
Le favelas brasiliane bruciano. Non si contano più gli atti di violenza e gli scontri a fuoco tra i gruppi criminali e i militari inviati dallo Stato.
Rio de Janeiro rappresenta l’epicentro di una vera e propria guerra tra la polizia militare e le bande armate che combattono per il controllo del territorio.
Le associazioni che operano nel campo dei diritti umani chiedono l’immediata fine delle violenze commesse dalla polizia, contestano le politiche repressive del governatore dello stato di Rio de Janeiro Sérgio Cabral (Democratas) e sottolineano le responsabilità istituzionali: l’intervento nelle favelas per porre fine al conflitto tra bande armate criminali rivali ha rappresentato il cavallo di Troia per giustificare un’occupazione poliziesco-militare a tempo indefinito di ampie porzioni di territorio su cui vivono le comunità più povere della società brasiliana.
La realtà delle favelas presenta molteplici sfaccettature, tutte accomunate dallo stesso capro espiatorio, la gente comune, che deve guardarsi dagli scontri a fuoco tra le organizzazioni criminali, dalla presenza delle milicias (veri e propri gruppi paramilitari), e dalla violenza della polizia che considera tutti gli abitanti delle singole comunità come delinquenti.
In grande parte delle favelas di Rio di Janeiro, le milizie controllano tutta la vita delle favelas. Sono composte da gruppi di ex agenti di polizia, guardie carcerarie e delinquenti comuni che offrono sicurezza agli abitanti, impongono il pizzo e cercano di infiltrare loro affiliati (talvolta con successo) nelle istituzioni al fine di raggiungere un potere assoluto sul territorio a livello economico e politico. Sono riusciti ad affiancare e spesso ad eliminare i narcotrafficanti nel controllo delle favelas.
Tuttavia la presenza delle milizie rappresenta, solo una causa delle difficili condizioni in cui vivono gli abitanti delle favelas. Un'inchiesta di Raphael Gomide giornalista presso la Folha de São Paulo che ha partecipato ad un corso di reclutamento della polizia militare dello stato di Rio de Janeiro per capirne l’origine della violenza, ha mostrato uno scenario sconvolgente. Il reportage, pubblicato a settembre da Le Monde Diplomatique/Il Manifesto, ha svelato la vita di uomini che “per 300 euro al mese affrontano la morte, ma che anche troppo spesso la provocano”.
L'attuale governatore di Rio de Janeiro è stato spesso accusato d'eccessiva militarizzazione con l’invio nelle favelas di una forza militare denominata Polícia Pacificadora che di fatto ha occupato a tempo indeterminato il territorio a sud della città dove sorgono numerose baraccopoli. La politica repressiva verso gli abitanti delle favelas, in particolare quelli di Rio, è testimoniato dalle continue affermazioni dello stesso Cabral, che più di una volta li ha assimilati totalmente ai narcotrafficanti, giustificando così le violenze della Pm e gli interventi del Bope ("Batalhão de Operaçoes Policiais Especiais "). Mi auguro veramente che queste missioni della polizia siano delle vere missioni di pace e che il concetto di bandido non sia sinonimo di favelado e che i casi di morti per balas perdidas non sia mai all"ordine del giorno. L’occupazione delle favelas ad opera della polizia dovrebbe essere sempre svolta ad una supposta pacificazione delle faide tra bande rivali o ad un’azione di prevenzione contro il traffico di droga. In un contesto come quello delle favelas, in cui la maggior parte delle persone restano ai margini della società, sono disoccupate e quindi finiscono per rappresentare un’invitante manodopera per la criminalità di qualsiasi tipo, sarebbe importante lo sviluppo di vere azioni nella formazione di una polizia civile che lavori nell’interesse delle comunità più povere.

Proprio nelle favelas non mancano esperienze significative di vita e lavoro comunitario. Un esempio è la nascita dell’Agência de Notícias das Favelas (Anf), lanciata dalla ong Casa da Cidadania in collaborazione con sociologi, antropologi e formatori professionali. Prima agenzia al mondo ad occuparsi della situazione delle favelas che contribuisce a che sia fatto un passo avanti ed un tentativo in più per restituire dignità e diritti ai suoi abitanti e migliorarne la loro percezione all’esterno per distruggere i muri di pregiudizio e costruire ponti di contatto con le città in cui sono inserite e le istituzioni, sempre se lo vorranno.

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